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Venezia ne “Il Ritratto di Dorian Gray”

31/10/2025 07:08

Andrea Perin

RECENSIONI, LETTURE,

Venezia ne “Il Ritratto di Dorian Gray”

Venezia ne “Il Ritratto di Dorian Gray”“Non esiste luogo che non contenga qualcosa di romantico, ma Venezia, come Oxford, aveva conservato lo scenario...”

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“Non esiste luogo che non contenga qualcosa di romantico, ma Venezia, come Oxford, aveva conservato lo scenario...”

 

Era da un po’ che non facevo post interamente dedicati alla letteratura... sono convinto che mi fanno percepire come uno di quei soldati giapponesi isolati, tipo Hiroo Onoda, convinti che la seconda guerra mondiale non sia finita e non ne vogliono sapere di mollare nonostante evidenti segnali di cambiamento come il benessere economico, il pregresso tecnologico, i SUV ibridi, l’internet, gli smartphone, il porno a portata di chiunque ovunque.
Okay, ora smetto di fare il simpaticone...

 

Poco più di un anno fa, o giù di lì, ho scritto che avrei interrotto il mio flusso continuo di letture dedicate a Venezia, dando un po’ di spazio anche ad altra narrativa. 
Ho così letto diversi racconti di grandi americani, russi e italiani, come Poe, Lovecraft, Checov, Calvino, Moravia, e anche di autori sconosciuti ai più.

 

Trovo il racconto e il racconto lungo, quello che tecnicamente si definisce novella (e no: non c’entra  niente col Vangelo) un’espressione letteraria a me congeniale come scrittore, quindi logico e naturale mettere una particolare attenzione al lavoro già fatto.

Tra le numerose letture, ho inserito in scaletta anche dei classici immancabili e, tra questi, vengo al dunque, Il Ritratto di Dorian Gray.

Non l’avevo mai letto e ho fatto bene a farlo perché piaccia o meno è un libro che ha influito parecchio.

 

Sapevo che Oscar Wilde rimase molto colpito da Venezia, la città sorta dall’acqua. La Basilica di San Marco, il Canal Grande, l’effervescenza rimasta dell’antica capitale unita a quel non so che di malinconico.

Anche lui, come molti ragazzi stranieri, non resistette al fascino del Grand Tour, il giro di formazione per l’Italia che si potevano permettere ricchi e giovani più o meno dotati. Tra l’altro, aveva conosciuto a Oxford John Ruskin, l’intellettuale che ci ha lasciato l’opera monumentale “Le Pietre di Venezia” (che consiglio vivamente di leggere e tenere in casa, almeno nell’edizione semplificata). Ovviamente anche il giovane Ruskin rimase ammaliato dall’antica capitale della Serenissima, per lui Palazzo Ducale rappresentava il centro del mondo.

 

Ma torniamo al nostro giovane e brillante protagonista, ma soprattutto gran-bel-figo: Dorian Gray.
Visto quanto testé scritto: sì, immaginavo nella sua narrazione di trovare qualche piccolo riferimento a Venezia in questo unico romanzo pubblicato da Wilde, ma, non di certo, di imbattermi in un’intera pagina.

A un certo punto, alla 165 della mia vecchia edizione, se ne esce con tre strofe rigorosamente in francese, di una poesia di Gautier, letterato che dedicò molte attenzioni a Venezia.

 

Sur une gamme chromatique
Le sein de perles ruisselant,
La Vénus de l'Adriatique,
Sort de l'eau son corps rose et blanc.

 

Les dômes, sur l'azur des ondes
Suivant la phrase au pur contour,
S'enflent comme des gorges rondes
Que soulève un soupir d'amour.

 

L'esquif aborde et me dépose
Jetant son amarre au pilier,
Devant une façade rose,
Sur le marbre d'un escalier.

 

E niente... nonostante il mio cognome, forse erroneamente francofono, sono andato in cerca della traduzione. Ed eccola per intero, trovata sul web, dalla raccolta “Smalti e Camei  – sulle lagune –“.

 

“Tra la, tra la, la, la, laire!
Chi non conosce questo motivo?
Le nostre madri lo amavano,
Tenero e allegro, beffardo e struggente:

 

La melodia del Carnevale di Venezia,
Un tempo cantata sui canali.
E che un sospiro di folle brezza
Trasportato al balletto!

 

Mi sembra, quando viene suonato,
Di vedere scivolare nel suo solco blu
Una gondola con la prua
Fatta di manici di violino..

 

Su una scala cromatica,
Il petto di perle che scorre,
La Venere dell'Adriatico
Il suo corpo bianco e rosa emerge dall'acqua.

 

Le cupole, sull'azzurro delle onde
Seguendo il profilo puro della frase,
si gonfiano come gole rotonde
Sollevate da un sospiro d'amore.

 

Lo skiff si imbarca e mi fa scendere,
Gettando la sua cima d'ormeggio al pilastro,
Davanti a una facciata rosa,
su una scala di Marmo.

 

Con i suoi palazzi, le sue gondole,
Le sue mascherate sul mare,
I suoi dolci dolori, la sua folle allegria.
Tutta Venezia vive in quest'aria.

 

Una fragile corda che vibra
Si riflette su un pizzicato,
Come una volta gioiosa e libera,
La città del Canaletto”

 

Il romanzo poi continua...

 

“Che versi squisiti! Leggendoli pareva di navigare lungo i verdi canali della città di rosa e di perla, seduti in una nera gondola dalla prua d'argento e dalle cortine fluttuanti. I singoli versi gli ricordavano quelle linee rette azzurro turchesi che ci seguono quando si prende il largo in direzione del Lido. Le subitanee macchie di colore gli ricordavano il fulgore dei colombi dal collo iridato e opalino, che frullano intorno all'alto campanile traforato, o che camminano con grazia così maestosa sotto gli archi scuri e polverosi. Chinandosi all’indietro, a occhi socchiusi, continuava a ripetere tra sé:

Devant une façade rose,
Sur le marbre d'un escalier.

 

Tutta Venezia era in questi due versi. Ricordò l'autunno che vi aveva trascorso e un amore meraviglioso che lo aveva spinto ad appassionate, deliziose follie. Non esiste luogo che non contenga qualcosa di romantico, ma Venezia, come Oxford, aveva conservato lo scenario, e per un romantico lo scenario è tutto, o quasi tutto...”

 

 

Bene! Ora lo sapete pure voi: anche nel celebre Ritratto di Dorian Gray, c’è un pochino, d’importante (tipo l’estetismo), della nostra Venezia.

 

Ciao!
 

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