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Volta scala Palazzo Grimani
Volta scala Palazzo Grimani
Colgo l’occasione con questo percorso di sfatare due luoghi comuni. Il primo: che non tutti i più bei palazzi di Venezia sono sul Canal Grande, e questo ne è una chiara evidenza. Il secondo: che non tutto quello che passa nelle mani dello Stato va a finire… in “malora”.
Cercando notizie sulle mie guide un po’ datate del ‘900, ho scoperto che alcune non lo davano nemmeno tra quelli visitabili, tanto era andato in decadenza dopo la morte della repubblica. Ma lo Stato, in questo caso, è riuscito a farne un restauro prodigioso, durato molti anni, riportandolo al suo splendore come nel ‘500, quando Venezia primeggiava quasi su tutto; economia, tecnologia, potere, arte…
Come suggerisce il nome, era proprietà di una famiglia di Grimani; a Venezia spesso c’erano più rami di una stessa famiglia. Ad esempio il maestoso Palazzo Grimani sul Canal Grande non c’entra con i membri di questo percorso.
Fu voluto in queste forme che richiamano la classicità, anche negli interni, da Giovanni Grimani, Patriarca di Aquileia, intorno alla metà ‘500. Un uomo colto e appassionato di arte, specie antica. Da un suo lascito prese avvio il primo nucleo che andò a formare il Museo Archeologico di Venezia, ricchissimo in statue anche del periodo greco antico e romano. A tal proposito ci sarà una chicca per i miei lettori romani, molto presenti. Vi lascio a questa splendida immagine della volta di una delle scale che portano ai piani nobili… non male dai! Se ve lo state chiedendo: sì. Il palazzo è visitabile ed è sempre aperto.
Camminare per le numerose stanze del palazzo è un vero piacere, un appagamento per i nostri occhi che quasi si fanno lucidi di bellezza. Come accennavo, chi ha voluto e forse anche ideato questi spazi, Giovanni Grimani, era un fine conoscitore dell’arte antica. Se accedere alla sua tribuna ricca di statue, da poco risistemate, ci lascia a bocca aperta, anche girare tra le stanze non è da meno. Lo sfarzo di forme e materiali che rimane in ciò che è stato ristrutturato, dà un’idea di quanto fosse ricco l’interno.
Stanza di Apollo
Stanza di Apollo
Nella foto il soffitto di una stanza, il camerino di Apollo, eseguito ”di maniera” con temi rivolti ai classici, probabilmente ispirato a una tomba romana. Poi, uno scorcio rivolto alla cappella privata. Il dipinto è attribuito al pittore Giovanni Contarini. Fu molto famoso in vita e corteggiato dai migliori committenti della sua epoca, la seconda metà del ‘500. Era un formidabile imitatore dell’arte del Tiziano.
Non ho idea di quale sia stata la congiuntura astrale che ce lo ha permesso...
ma giuro che quel freddo giorno di marzo 2017 io e Cristina potemmo visitare il palazzo in tutta tranquillità.
Jacopo, bimbo piuttosto vivace, dormì un sonno profondo per più di due ore, tutto il tempo della nostra visita al palazzo. Sì... la bellezza ci aveva salvato!
Ho avuto la fortuna di rivedere altre volte questo spazio; la Tribuna, con le statue della collezione ricollocate al loro posto.
L'angelo sospeso che sale verso la luce toglie il fiato, ma questo dovete cercarlo voi, oppure andare a vederlo dal vivo.
Jacopo nella Tribuna vuota
Ratto di Ganimede
Ratto di Ganimede
Ovviamente non si tratta di un angelo...
Per chi ama l'arte scultorea è una vera chicca, ma anche un'esperienza emozionante per coloro che ne sono a digiuno e preferiscono la pittura come il sottoscritto.
La tribuna è ricchissima di statue antiche, originali, alcune abbastanza profane, per non dire osé...
Leda e il cigno
Leda e il cigno
Uscita porta d'acqua
Uscita porta d'acqua
Si chiude la nostra visita al favoloso Palazzo Grimani di Santa Maria Formosa. In questo scatto potete osservare la bellezza della porta d’acqua vista dall'interno, ornata come tutto il palazzo da elementi classici antichi.
In questo luogo si svolse quello che viene ricordato come un aneddoto storico che ora cercherò di raccontavi in poche righe.
Ad ornare il sottoportico secoli fa, v’era la statua monumentale di Marco Agrippa, sì, proprio la sua, siamo intorno all’anno zero, quella originale che volle per il Pantheon (di Roma), da lui eretto tra l’altro.
Se leggete la scritta enorme del Pantheon, c’è proprio il suo nome. Non chiedetemi come ci arrivò lì, inutile che vi riscriva che cos’era Venezia nel ‘500, sta di fatto che la statua di Agrippa del Pantheon ornava il sottoportico del palazzo, al posto di quella che vedete ora in foto.
Gli eredi di Giovanni Grimani, due scoli dopo, erano già pronti per la vendita; la barca per il lungo viaggio stava già fissata alle bricole (i pali). Anche gli operai addetti alla difficile rimozione e al trasporto erano tutti pronti. Si trattava di una vendita d’Oltralpe, mi pare in Francia, molto fruttuosa. D'improvviso apparve, seduto sulla panchina, forse proprio la stessa che vedete sulla destra, una di quelle figure della Serenissima che con la sola presenza poteva incutere ansia e paura a popolani, ricchi commercianti o nobili, senza distinzione. Davvero: meglio evitare. Sul cortile si posò un silenzio tombale.
Gli eredi Grimani furono avvisati dell’inquietante presenza. Corsero giù dai loro piani nobili, ansimanti e impauriti. Il fante degli Inquisitori di Stato, (secondo altri l’uscere dei capi del Consiglio dei X), si conosce anche il suo nome: Cristofolo Cristofoli, nella sua veste ufficiale, senza badare ai presenti andò verso la statua di Agrippa, si tolse il cappello e disse:
“Son qua da parte della Serenissima per augurarghe bon viazo a Sior Marco Agripa prima che el parta“. (Secondo lo storico Tassini).
Altra fonte: “El supremo Tribunal dei Inquisitori, avendo sentìo che ela, sior Marco, vol andar via de sta cità, el me manda per augurarghe un bon viazo a ela e a so zelenza Grimani“.
Sta di fatto che bastò questa frase ...bon viazo a ela e a so zelenza Grimani, a buon intenditore... per far saltare la fruttuosa vendita e rimanere la statua di Marco Agrippa a Venezia, per sempre.
L’ultimo dei Grimani, di questa discendenza, Michele, lasciò nel testamento di donarla al Comune di Venezia, cosa che avvenne nel 1876. Ora il muscoloso colosso si trova nel cortile del Museo Archeologico. Un gran bel pezzo di Roma a Venezia.
riportato al palazzo.
poi, il bimbo, divenuto grande, l'abbiamo
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