google-site-verification=j8H4iGAGU5ghOqzdGdlHtwVkAXsIg88Aqoi1YgLHk2U
4dc94132d72119acf52a1a641a7bbe9c787e4fdc

©

Mio Padre - La staccionata

15/06/2025 06:51

Andrea Perin

LETTURE,

Mio Padre - La staccionata

Mio Padre
La Staccionata

La Staccionata, il titolo del quadro considerato l'archetipo della sua arte, rappresenta in primo piano una staccionata di legno, dipinta di vernice bianca.

Tra le fessure delle tavole orizzontali si scorge il mare. Al di sopra dell'ultima, si vede il cielo. Vi appoggiano sopra le braccia due persone messe di spalle, forse in conversazione, mentre guardano l'orizzonte. Vicino, un bambino messo a carponi, sta giocando con una macchinina rossa. Altri bambini, sulla destra, stanno per uscire dalla visuale.

Osservando attentamente l'opera, ci si accorge che l'acqua del mare tra le tavole ha un comportamento diverso, sotto liscia, sopra un po' mossa. Le sfumature sono quasi impercettibilmente diverse.

I toni cromatici al nostro occhio sono talmente infiniti nel numero e infinitesimi nella composizione da farci quasi percepire una diversa consistenza dell'acqua e dell'aria nei diversi punti.

Inizia a insinuarsi nell'osservatore l'idea che in mezzo, proprio dietro la tavola al centro della staccionata, ci sia qualcosa.
Avvicinandosi fino al limite consentito si vedono degli uccelli che non volano normalmente, ma sembra si siano appena alzati. Ne compaiono altri, dei gabbiani, forse che atterrano.

È chiaro! In mezzo c'è una lingua di terra. Non si vede, è perfettamente nascosta dietro l'asse bianca centrale. Ma la si intuisce. C'è, e non c'è storia. ''Vediamo'' qualcosa che non si può vedere.

Ovviamente, chi conosce anche solo superficialmente i paesaggi lagunari o del delta, dove isolotti, barene e scanni, sono tipici del paesaggio, riceve questa sensazione in modo ancora più forte e immediato.

Ma non finisce qui! Quando ci si accorge dell'esistenza celata, spesso si realizza al contempo che già si sapeva che c'era, come se la nostra mente, meglio; una parte, l'avesse già capito ma non ce l'avesse comunicato.

L'opera, fu ispirata da una situazione reale vissuta da mio padre, sdraiato in pennichella, sopra una trattoria-palafitta. La terra non visibile era uno scanno nel Delta del Po.

A chi ci intervista su di lui, non raccontiamo mai di questa esperienza. Il rispetto per il ricordo di quella nostra giornata ci spinge a tenercelo ben stretto, annientando qualsiasi pensiero di protagonismo.

Tutt'oggi, sulla mia scrivania, in un angolo, fa bella mostra di sé una cosa che in molti pensano un regalo ricevuto da un bambino; una bellissima, vissuta, macchinina rossa.

Da: La Portante di Venezia



©