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Oggi, 5 febbraio 1317

06/02/2025 10:04

Andrea Perin

ALMANACCO,

Oggi, 5 febbraio 1317

stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi!

stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno.
Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi!

Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri.

Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano.

A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo.
A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo.
Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale.

Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili.

Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea!
Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

6f2d1f7189cdbeef5a4ae513aa3de98639472b74.pngaad9e03d1ee8dc9d357adef428ed2e97a93374d4.png18225d77ea9371f6fdcc0a360450862ee9088442.png94eccfcadb30abd467e5f80dc2a8a3d41cce51a5.pnge72e48ecf4542124a2e6b346e002cfc804d656d9.png8d20dc2a6aa67fd63052eca10df9a3e7c2bf14aa.pnge74a5644d6033489c8dce73b5789bbb5c2d92309.png1b5e85a8c398318598543ed7b2d8f9af81ab5fcb.png6dbeca29d3d145fc943e5b632b1151e96435249f.png

stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe).

Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro.
Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva.
Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi.

La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

6f2d1f7189cdbeef5a4ae513aa3de98639472b74.pngaad9e03d1ee8dc9d357adef428ed2e97a93374d4.png18225d77ea9371f6fdcc0a360450862ee9088442.png94eccfcadb30abd467e5f80dc2a8a3d41cce51a5.pnge72e48ecf4542124a2e6b346e002cfc804d656d9.png8d20dc2a6aa67fd63052eca10df9a3e7c2bf14aa.pnge74a5644d6033489c8dce73b5789bbb5c2d92309.png1b5e85a8c398318598543ed7b2d8f9af81ab5fcb.png6dbeca29d3d145fc943e5b632b1151e96435249f.png

stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto.
Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo...

( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).

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stipulato il contratto col maestro vetraio alemanno. Parliamo di specchi! Questa curiosa notizia che ho anche riscontrato sul web, fa riferimento al contratto stipulato tra Nicolò Cocco, Muzio da Murano e un certo Francesco da San Bartolomeo “coltrajo” (penso che abbia a che fare con la produzione di coperte) e un maestro alemanno (tedesco) custode dell’arte di far specchi dai vetri. Il suo nome è rimasto anonimo anche perché abbandonò subito la laguna. Secondo alcune fonti però, questa presenza portò ad un intensificarsi della ricerca tecnica per produrre quello che nei secoli diverrà il ricercato specchio veneziano. A fine ‘200 la repubblica aveva confinato tutte le vetrerie sull’Isola di Murano, per una serie di motivi. Limitare gli incendi; a Venezia paradossalmente temutissimi (ricordo che sta nell’acqua ), segreto industriale e l’applicazione di leggi specifiche; ad esempio voi pensate che un maestro vetraio potesse tranquillamente andarsene a spasso per il mondo? E poi beh... i gioielli, i falsi: ‘sti talentuosi del vetro erano capaci di duplicarti qualsiasi gemma di valore. Al senato insomma, interessava avere completo controllo su questa produzione assai redditizia soprattutto per le casse dello stato, trattando dignitosamente chi ci lavorava (ad es. le figlie dei maestri potevano sposare i nobili) e custodendone i segreti. Un pensiero attuale, forse interessante, è che probabilmente sia stato realizzato il primo esperimento di distretto industriale moderno: location precisa, condivisione ma confinata, brand: Murano Glass. Ma torniamo agli specchi. Si producevano, certo, ma i costi elevati ne limitavano ancora la diffusione. Poi un ulteriore sviluppo, saltiamo di un secolo. A metà ‘400 il maestro Angelo Barovier fa il colpaccio: crea un vetro limpidissimo, talmente cristallino che sarà riconosciuto come Cristallo di Murano o semplicemente cristallo. Ma allora, direte voi, perché già anticamente esistevano manufatti come brocche, statue ecc. di cristallo? Perché fino a quel momento veniva lavorato il Cristallo di Rocca, che non è altro che quarzo incolore, una pietra dura naturale, facciamo un minerale. Alla produzione di vetro cristallino, ovviamente tenuta segretissima, si sommò dopo un altro centinaio d’anni, una tecnica di piallatura e lucidatura molto efficace, – segreta? Certo che sì, – che portò a creare dei prodotti unici e inimitabili. Vento in poppa nelle produzione di specchi d’alta qualità per molti anni, finché quel mattacchione di Luigi XIV, il Re Sole, siamo verso la fine del ‘600, non decise di addobbare un salone pazzesco della sua pazzesca dimora, la casettina di campagna a Versailles, con degli specchi veneziani giganteschi, grandi almeno come le finestre ad essi contrapposte. Bella l’idea! Eh! Però c’era un problema. Vero che averne anche solo uno di specchi veneziani dava un certo prestigio, ma pensate che figurona ne sarebbe uscita con gli amici del biliardo riempendone un salone di 70 metri?! (Galleria degli Specchi. Mai stato, ma mi piacerebbe). Il problema era che ‘sti furboni di veneziani mica te li regalavano, e il monopolio internazionale era solo che loro. Il nostro Re Sole, a quanto sembra pragmatico, risolse il problema alla radice, “reclutando” alcuni maestri veneziani in grado di dargli ciò che voleva. Ovviamente non fece tutto in prima persona, ma lasciò che il fedele economista Colbert gestisse l’affare creando una vera e propria industria, da cui in seguito la ben nota Saint-Gobain. Il danno per la Serenissima fu notevole. Beh, sapete... se io fossi stato uno di questi maestri veneziani espatriati, o magari soltanto un figlio, beh, diciamo che avrei sempre fatto assaggiare tutto al gatto prima di portarlo alla bocca, ostriche e controfiletti compresi. La Serenissima sapeva essere molto riconoscente coi suoi cittadini, o sudditi, fate voi, ma anche estremamente vendicativa verso chi le faceva un torto. Aldilà dell’ironia, non mi stupirei se avesse decretato una punizione esemplare verso quei maestri vetrai “traditori”. La cosa mi affascina, indagheremo... ( Davanti allo specchio, Villa Pisani Strà).



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