Passeggiavamo in quel chiosco deserto quando d’un tratto si fece buio. Il sole s’era dissolto come il ghiaccio nel bicchiere. Né giorno né notte. Qualcosa ci rallentò trattenendoci per le caviglie. Impauriti ci scostammo dalle lastre tombali di cui non c’eravamo accorti. Dozzine di mani e braccia fuoriuscivano dalle fessure fluttuando a mezz’aria. Tentavano di stringerci, trattenerci, oppure gesticolavano, come a volerci dire qualcosa di irrinunciabile. “Sono le anime di chi non ha fatto in tempo!” Ci urlò da dietro un vecchio, spaventandoci a morte. Era un monaco in saio, senza occhi. Le sue orbite carnose esalavano fumi d’alcol mentre con i pugni chiusi avvolti da vene pulsanti, stringeva due bottiglie d’amaro capovolte, gocciolanti. Uscimmo di buon passo, inciampando come ubriachi, disorientati e col cuore in gola, mentre egli ci fissava divertito da quei buchi repellenti, lisciandosi la lunga barba con due nuove mani spuntate dal saio. Poi il sole brillò sul chiosco: ... e tutti tornarono a bere e ballare. ***** In questo micro-racconto ho giocato sul significato di chiostro, talvolta erroneamente confuso con chiosco. L’ in veneziano è il bicchiere di vino. L'Ombra: eclissi di sole
fiat lux
Ombra